Immagina di incontrare un amico che ti racconta con entusiasmo di aver trovato il “5% garantito dalle Poste”, promettendoti una rendita sicura e senza rischi. Improvvisamente anche tu ti trovi a digitare “buono fruttifero postale al 5%” nel motore di ricerca, con la sensazione che ti stia sfuggendo qualcosa di importante. Ma è davvero tutta questione di quel numero? Il rendimento del buono fruttifero postale al 5% rappresenta uno degli strumenti di risparmio più chiacchierati negli ultimi tempi, eppure pochi sanno davvero come funziona, quando si materializzano effettivamente gli interessi e se è veramente la scelta migliore per le loro finanze. Questo articolo ti guida attraverso la realtà di questo prodotto, smontando le illusioni e mostrando quando davvero ha senso investire in questo strumento.
Perché tutti parlano del buono al 5%
Negli ultimi tempi, il panorama degli investimenti ha visto fiorire chiacchiere intorno al 5% garantito dalle Poste Italiane. La domanda che sorge spontanea è: è davvero un 5% all’anno, subito e senza sorprese? È sicuro come dicono le pubblicità? Cosa non ti stanno raccontando nei depliant degli uffici postali? Il fatto che questo numero appaia così elevato rispetto ai rendimenti tradizionali crea l’impressione di una straordinaria opportunità, proprio quella che spinge molti risparmiatori a passare davanti a uno sportello postale con il portafoglio in mano.
Che cos’è il buono fruttifero postale al 5%
Il buono fruttifero postale è un titolo emesso dalla Cassa Depositi e Prestiti e collocato tramite la rete di Poste Italiane. Si tratta di uno strumento di risparmio a capitale garantito, il che significa che lo Stato italiano copre il valore investito e lo rimborserà integralmente alla scadenza. Diversamente da un conto corrente o un conto deposito tradizionale, il buono vincola il denaro per una durata predefinita in cambio di un rendimento superiore. Il 5% che vedi in locandina non è tuttavia un tasso fisso annuale, bensì il rendimento massimo lordo a scadenza, calcolato su diverse tappe nel corso degli anni.
Come funziona davvero: interessi, tempi e vincoli
Il meccanismo è più articolato di quanto sembri. Investendo 10.000 euro in un buono con scadenza di 4 anni, gli interessi non maturano uniformemente: nei primi anni il rendimento è inferiore, per raggiungere il 5% solo alla scadenza. Una volta maturati, gli interessi sono soggetti a un’imposta agevolata del 12,5% (anziché le aliquote ordinarie sui redditi da capitale). Se investi 10.000 euro e il rendimento lordo è 700 euro, pagherai solo 87,50 euro di tasse, incassando netto 612,50 euro. La vera limitazione emerge nel rimborso anticipato: se hai bisogno di soldi prima della scadenza, gli interessi maturati fino a quel momento saranno ridotti drasticamente, spesso azzerandosi completamente nei primi anni.
Vantaggi reali: quando il buono ha davvero senso
Per chi non vuole seguire i mercati ma desidera qualcosa di più remunerativo del conto corrente, il buono rappresenta un parcheggio ideale. Non ci sono commissioni di ingresso o di uscita, il prodotto è semplice e comprensibile, e il rischio di perdita è inesistente. È perfetto se hai somme che non ti servono subito e vuoi costruire un piccolo cassetto per un progetto tra qualche anno.
Limiti, illusioni e confronti
Eppure il 5% può deludere. Non è il rendimento annuale medio, che risulta inferiore: se dividi il guadagno totale per gli anni di investimento, raramente supererai il 2-3% annuo effettivo. C’è anche il rischio dell’inflazione: se i prezzi salgono più del tuo rendimento, il potere d’acquisto reale diminuisce. Comparato a un buono fruttifero indexato all’inflazione o a un BTP di durata simile, il 5% lordo potrebbe non rappresentare la miglior scelta.
Cinque domande per capire se fa per te
Posso permettermi di immobilizzare il capitale per tutta la durata? Quanto è importante la sicurezza rispetto a possibili guadagni maggiori? Ho già una riserva di emergenza liquida? Se le risposte sono sì, allora il buono potrebbe avere senso nella tua strategia complessiva.
Cosa ti porti a casa
Ora sai cosa rispondere all’amico: il buono fruttifero è uno strumento reale e sicuro, ma il numero “5%” è lordo. Il buon investimento non è quello con il numero più alto in vetrina, ma quello che capisci fino in fondo e che ti consente di dormire tranquillo.




